Era un primo pomeriggio di inizio luglio e io ero a casa dei miei nonni, quando scoppiò un violento temporale.
Avevo circa sette anni ed ero terrorizzata dai tuoni e dai fulmini: sin da piccolissima li ho sempre percepiti come una forza soprannaturale, in grado di sopraffarmi.
Fu allora che nonno Evandro mi spiegò che quei rumori assordanti non erano altro che su carr’e nannai.
In barba a tutte le spiegazioni scientifiche, infatti, in Sardegna i tuoni non sono altro che i rumori prodotti da Nannai, un vecchietto, un nonno, che guida un carro carico di pietre che sbattono l’una contro l’altra.
Quel giorno mi sentii capita, mio nonno non sminuiva la mia paura: mi raccontò una cosa che mi tranquillizzò molto di più della leggenda.
Tra le righe mi disse “puoi essere coraggiosa anche se hai paura”
Sua mamma, la mia bisnonna Annetta, nonostante fosse una donna coraggiosa e temeraria, era terrorizzata dai temporali come me e, quando ce n’era uno, si nascondeva sotto le coperte a recitare una preghiera.
Sant’Elliasa e Santu Jacu
bosu portais is crais de lampu
bosu portais is crais de celu
no tocheis fillu allenu
ne in domu ne in su sartu
Sant’Elliasa e Santu Jacu
Sant’Elia e San Giacomo
voi avete le chiavi dei lampi
voi avete le chiavi del cielo
non toccate i figli altrui
né in casa né in campagna
Sant’Elia e San Giacomo
Pioveva da giorni, ma quella notte l’acqua scese a secchiate. L’isola fu inghiottita dalla foschia e dal mare in burrasca. Lo spirito e la materia si fusero nella stessa sostanza, e lo scorrere delle ore fu scandito dalla nenia prodotta dal beccheggio degli scafi giù al porto.
Antonio Boggio, Omicidio a Carloforte (2022)
COLONNA SONORA
Il brano che mi ha accompagnata durante la scrittura è Temporale di Jovanotti
2 risposte a “Su carr’e nannai”
Mi piacevano i temporali… soprattutto quelli pomeridiani di fine estate. Mi infilavo a letto e da sotto le lenzuola mi piaceva ascoltare gli scrosci che, attraversando le chiome dei castagni, conciliavano il sonno che puntualmente mi raggiungeva.
Il mese che precedeva la vendemmia, vedeva il nonno stabilirsi in vigna a guardia della stessa. Noi bambini avevamo l’incarico, ogni pomeriggio, di portargli la cena e il pasto per il giorno seguente. Con fratelli e cugini raggiungevammo, a piedi, la vigna distante circa 4 km dal paese. La cosa ci riempiva di gioia era per noi un grande divertimento e facevamo a gara a chi per primo raggiungeva la meta con uno sprint lanciato negli ultimi 200 metri.
Il nonno ci accoglieva con un grande sorriso e ci faceva trovare sempre dei fichi o delle more.
Che ricordi!!!