Pisu Michele

Da quando ho avuto l’idea di realizzare il blog, i momenti più belli sono rappresentati dalle interviste a nonno Evandro. Il rimpianto più grande, invece, è di non aver condiviso con lui la mia idea. Sono sicura che ne sarebbe stato entusiasta.

Era di poche parole ma allo stesso tempo amava raccontare e condividere le sue esperienze di vita. Parlare con lui è sempre stata una scoperta. Lo era soprattutto constatare come, alla soglia dei cento anni, avesse ancora una lucidità e un’ironia fuori dal comune.

L’ultima intervista risale al ventisei giugno: in quell’occasione mi ha parlato di quando era bambino e del servizio militare. Mi sembra ancora di vederlo, alzarsi per andare nella sua camera da letto a cercare il foglio matricolare.

Aveva prestato servizio presso l’aeronautica militare per quattro anni e otto mesi, durante i bombardamenti. Restò per quindici mesi tra Monserrato ed Elmas, poi a Napoli, Taranto, Lecce, in caserma a Centocelle e poi venne congedato a Guidonia.

L’aneddoto che più mi ha colpito e divertito è stato il racconto del rinvio a giudizio per aver dato un nome falso alla ronda tedesca: disse di chiamarsi Pisu Michele. Era con due amici, ma solo lui diede un altro nome ai soldati.

Come mai avevi dato un nome falso?

Mi fudi acucàu ainci!

Mi è venuto in mente di fare così! Mi disse divertito.

Restò in cella per dieci giorni e venne scarcerato solo perché conosceva un sergente maggiore all’artiglieria che decise di aiutarlo. Rimasero amici e tornò a trovarlo anni dopo, quando ormai nonno era rientrato a Orroli.

Questo episodio è proprio tipico del suo modo di essere: curioso e giocherellone. Non dimenticherò mai la sua espressione divertita mentre me lo raccontava.

All’avvicinarsi di un pericolo, sempre due voci con uguale forza parlano nell’intimo dell’uomo: una voce gli dice sempre assennatamente di riflettere sulla natura del pericolo e sui mezzi per evitarlo; l’altra, ancora più assennata, gli dice che pensare a un pericolo è troppo penoso e tormentoso quando prevedere tutto, e sottrarsi all’andamento generale delle cose, non è in potere dell’uomo e perciò è meglio distogliersi dalle cose penose finché non sono sopraggiunte, e pensare piuttosto a quelle piacevoli. In solitudine l’uomo è piuttosto sensibile alla prima voce, in compagnia, al contrario, alla seconda.

Lev Tolstoj, Guerra e pace (1865)

COLONNA SONORA
Il brano che mi ha accompagnata durante la scrittura è One Small Fact di John Williams

Una risposta a “Pisu Michele”

  1. Ciao Silvia, mi piace molto quest’idea di ricordare i nostri cari e le tradizioni che ci hanno tramandato.
    Noi, ciascuno di noi, è la sua Storia; le generazioni che ci hanno preceduto costituiscono il nostro DNA, in tutti i sensi. Non possiamo vivere senza radici, ed è bene rinverdire, trasmetterle.
    Per il poco che ho conosciuto tuo nonno, lo ricordo proprio come lo descrivi: di poche parole, sempre sorridente, un sorriso ironico come dici tu, spesso un sorriso che parlava. Lo pensavo tutto sommato sereno, nonostante le tribolazioni, i dolori che hanno accompagnato la sua lunga vita.
    Non possiamo verificarlo, ma potrebbe aver conosciuto mio padre, di sei anni più grande. Anche mio padre ha fatto il militare nell’Aeronautica e durante la guerra si trovava nella zona tra Decimo e Elmas, abbiamo una foto che lo ritrae in divisa affianco a un aereo.
    Continua a scrivere e a ricordare la Storia cara Silvia, c’è bisogno di persone che non la facciano morire; ancora meglio se viene trasmessa in modo piacevole, con racconti e romanzi.

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