Sin da bambina ho sempre frequentato tanto la casa di nonno Evandro e nonna Anna. La vivevo come una sorta di prolungamento della mia casa e quindi per me era assolutamente naturale passarci tanto tempo.
D’estate, con la chiusura della scuola, restavo spesso anche a dormire.
Le attività che svolgevamo durante la giornata erano tante e per me tutte molto divertenti. In casa c’erano anche le mie zie, ma era con nonna Anna che mi divertivo particolarmente.
Quando era di umore particolarmente buono cantavamo le canzoni di Nilla Pizzi e Domenico Modugno: il divertimento più grande era registrare tutto su una musicassetta, con il mio stereo color lillà, e riascoltare tutto insieme. Se il risultato non era di nostro gradimento, rifacevamo tutto daccapo.
Purtroppo avevo l’abitudine di sovrascrivere le cassette mille volte, quindi non ne è rimasta neanche una traccia.
Nonna Anna era molto affettuosa e accogliente e le piaceva insegnarmi tante cose. Realizzavamo insieme i vestiti per le bambole, con pezzi di stoffa che le erano rimasti da altri lavori oppure ai ferri o all’uncinetto.
Nonno in quel periodo era già in pensione ma, soprattutto durante l’estate, aiutava un amico col gregge di pecore e quindi stava spesso in campagna. Ricordo che talvolta al suo rientro portava a casa il latte di pecora fresco col quale faceva su callau axedu ed era bellissimo guardarlo mentre lo preparava.
La preparazione era molto semplice e il risultato delizioso: un formaggio fresco, morbido e cremoso, dal sapore leggermente acidulo. Nonno lo preparava sempre nello stesso contenitore, bianco e tondo: dopo averlo fatto intiepidire ci metteva il latte e due o tre gocce di caglio. Dopo che il latte si era solidificato procedeva a tagliarlo a pezzi, tutti quadrati più o meno della stessa dimensione. Faceva riposare il tutto per ventiquattro ore fuori dal frigo, in modo che si inacidisse.
Da allora nonno non ha mai smesso di prepararlo e ancora quando lo mangio penso a lui.
Questa non è una favola ma una storia vera. Quando ero piccolo che ancora frequentavo le elementari trascorrevo buona parte delle vacanze estive in vacanza dai nonni. Davanti alla nostra casa si apriva un ampio cortile circondato da alte mura che chiamavamo “baglio”. In questo cortile, oltre alla casa, c’erano altre due costruzioni basse. Una era la stalla e l’altra la “carrozzeria”, perché un tempo era stata la rimessa delle carrozze.
Andrea Camilleri, Topiopì (2006)
COLONNA SONORA
Il brano che mi ha accompagnata durante la scrittura è Papaveri e papere di Nilla Pizzi