Paschixedha

Ho quasi sempre passato le feste natalizie a Orroli: finché ero bambina non potevo fare altrimenti, ma da adulta ho sempre scelto consapevolmente di festeggiare in famiglia.

Da bambina mi piaceva soprattutto la vigilia di Natale. Quando capitava che cenassimo a casa dei nonni si andava in chiesa dopo cena. Quando invece capitava che ci riunissimo a casa dei miei genitori, restavamo tutti insieme fin dopo la mezzanotte, a giocare, scherzare e chiacchierare. Poi tutti a letto per aspettare l’arrivo di Babbo Natale.

Una costante nei festeggiamenti è sempre stata la presenza di nonno Evandro. Quest’anno è stata la prima volta senza di lui.

Mi è sempre piaciuto fargli tante domande e in occasione delle feste, la cosa più ovvia era chiedergli come festeggiasse il natale da ragazzo.
I cenoni e lo scambio dei regali non erano contemplati, quindi l’unico modo di festeggiare era vivere il Natale dal punto di vista religioso.
Ho sempre trovato molto divertente il racconto di quando da giovane partecipava alla novena con i suoi coetanei, e si divertivano a pungere le ragazze con gli spilli, per mostrare loro interesse.
La vigilia erano soliti andare in chiesa, per la messa di Natale, missa de Pudhus, e anche quella di trasformava in un’occasione di incontro tra i giovani.

Andò in chiesa, camminò per le strade, osservò la gente che andava e veniva in gran fretta, carezzò qualche testina di bimbo, si fermò a interrogare qualche mendicante, guardò giù attraverso le grate nelle cucine delle case, guardò su alle finestre, e trovò che tutto era per lui motivo di gioia. Non aveva mai immaginato che una passeggiata, una semplice passeggiata, potesse dargli tanta felicità. Nel pomeriggio, diresse i suoi passi verso la casa del nipote.

Charles Dickens, Canto di Natale (1843)

COLONNA SONORA
Il brano che mi ha accompagnata durante la scrittura è Notte de chelu di Paolo Fresu Quintet & Daniele Di Bonaventura

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