La storia di Orroli mi ha sempre incuriosito, sin da bambina. La prima volta che mi sono documentata ero alle scuole elementari. Dovevo fare una ricerca di storia e decisi che volevo conoscere le origini del mio paese. Feci anche un disegno a corredo del mio lavoro: un maiale vagamente umanizzato e un antico borgo che rappresentava Orroli.
Ricordo vagamente il contenuto della ricerca: le origini del paese a partire dal borgo di San Nicola, il significato del nome, in sardo Arroli, derivante dalla presenza di boschi di roverella, e l’antica leggenda, tramandata oralmente, che voleva Orroli fondata da una famiglia di porcari Maurreddinus provenienti dall’Iglesiente.
Ero in quarta o in quinta elementare e dopo aver consegnato la cartella alla maestra, non ho più saputo che fine avesse fatto. Non ricordo se l’avesse tenuta lei o se me l’avesse restituita, fatto sta che non l’ho mai più trovata.
Orroli è stato edificato ai piedi del Monte Pitziogu in epoca nuragica e successivamente invaso dai fenici, dai cartaginesi e dai romani.
Intorno al X secolo Orroli apparteneva al Giudicato di Cagliari e alla Curatoria di Siurgus. Nel 1258 passò al Giudicato di Arborea e quando, intorno al 1320, il regno di Sardegna fu conquistato dagli Aragonesi iniziò il suo declino che culmino con lo spopolamento, risalente agli anni della peste (1348).
Orroli fu ricostruito intorno al 1414 e nel 1614 fu annesso al Ducato di Mandas, del quale fece parte fino al 1843.
Le controversie tra Orroli e i paesi vicini iniziarono intorno ai primi del 1700. Particolarmente conosciuto è il cosiddetto Certu de Cea (1720): litigio tra Orroli e Mandas per il possesso dei salti di Cea e Mulargia. I mandaresi, superiori numericamente, attaccarono gli orrolesi che, nonostante fossero in minoranza, ebbero la meglio.
Il primo nucleo abitativo del paese prende il nome da San Nicola di Bari, santo protettore delle ragazze in età da marito, a cui è intitolata anche la chiesetta.
Si racconta che quando una ragazza voleva sposarsi, ma aveva difficoltà a trovare marito, andasse alla chiesa di San Nicola a santzinai su santu, dondolare la statua del santo per chiedere la grazia.
Nell’anno 1302, dicendosi proprietario dell’isola in virtù della donazione di Costantino (che sapeva falsa) l’episcopo di Roma all’insaputa dei giudici aveva donato la Sardegna ai sovrani di Aragona dietro versamento privato e occulto di settecento fiorini d’oro. L’episcopo di Roma aveva assicurato una conquista facile, pacifica, aveva promesso sardi plaudenti. Il sovrano d’Aragona aveva atteso quarant’anni che gli ultimi giudici morissero. Temendo che Mariano secondo avesse a sua volta figli, Mariani terzi e quarti magari prolifici e rimandanti alle calende l’uso del dono papale, il sovrano chiese indietro i fiorini versati. L’episcopo di Roma invitò allo sbarco nella terra di conquista, giurò che l’isola non avrebbe opposto resistenza, promise rapida morte del giudice Mariano.
Sergio Atzeni, Passavamo sulla terra leggeri (1996)
COLONNA SONORA
Il brano che mi ha accompagnata durante la scrittura è Float di Stefano Guzzetti