Su trelaxu

Da bambina mi piaceva tantissimo vedere nonna Anna seduta al telaio, su trelaxu, a realizzare i suoi tappeti. Ricordo benissimo il rumore ritmato del legno che sbatteva e creava quasi una musica.

Nonna mi raccontava che anche a casa dei suoi genitori c’era il telaio e lei aveva imparato l’arte della tessitura fin da bambina. Suo padre faceva il pastore quindi avevano la lana in casa, ma mia bisnonna tesseva anche una fibra che chiamavano s’ena. Realizzava sacchi, bertulas, bisacce e tappeti e quando non aveva abbastanza lana tagliava gli stracci vecchi a strisce e li tesseva per realizzare is burras. Vendeva i suoi manufatti alle feste: andava a piedi con altre compaesane a Tuili, Isili e Gesico e spesso l’accompagnava anche nonna Anna.

Ma la tessitura, per quanto faticosa, era la parte finale di un lavoro ancora più lungo che consisteva nel lavare la lana, farla asciugare e pettinarla per poterla poi filare e tessere.

Vagamente, mi tornano alla mente tutte queste operazioni: la lana nei sacchi e gli strumenti che nonna usava per le operazioni di pettinatura e filatura. Mi sono rimasti impressi lo scardasso, una sorta di spazzola in legno con i denti uncinati in ferro, e il fuso, che mi affascinava forse per l’evidente richiamo ad una delle mie fiabe preferite, la bella addormentata nel bosco.

Nonna tesseva e nonno Evandro la aiutava in tutte quelle operazioni che precedevano la tessitura. Ogni tanto provavo anche io a darle una mano, e lei mi lasciava credere che le fossi realmente d’aiuto: mi divertivo tanto a fare i gomitoli con le strisce di stoffa che lei usava per realizzare is burras, che anticamente si usavano come coperte.

Cucivano e filavano le proprie vesti, e lavoravano la terra. Dentro le casse tenevano mobili ricavati dalle foglie di quercia e piatti fioriti. In un monte la vicino, in una grande caverna, conservavano un telaio d’oro con quale ricamavano le gonnelle, le babbucce e i fazzoletti, con fili di seta color di cielo, color di papavero e color di sabbia. Ma, a furia di tessere e filare e lavorare la terra, le gianas erano sempre stanche, e si lamentavano per il troppo lavoro.

Sergio Atzeni e Rossana Copez, Fiabe sarde

COLONNA SONORA
Il brano che mi ha accompagnata durante la scrittura è Beni di Elena Ledda

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