La confraternita del rosario

Sin da bambina mi è sempre piaciuto tanto ascoltare i racconti dei miei nonni.

Crescendo mi sono resa conto che erano come tanti pezzi di un puzzle che pian piano si ricomponevano. Bastava un piccolo tassello, un particolare, per ricreare una storia entusiasmante.

Spesso i racconti venivano arricchiti dai commenti delle vicine di casa o delle zie che frequentavamo abitualmente.

Se penso alla mia infanzia, infatti, mi tornano alla mente le giornate trascorse nella panchina situata nei pressi della casa di nonna Gelasia, dove erano solite sedersi, soprattuto in estate, lei e le sue vicine. Oppure i pomeriggi a casa di tzia Annetta, la vicina di nonna Anna che è sempre stata per me come una zia.

Io giocavo e contemporaneamente ascoltavo i loro racconti.

Nonna Gelasia raccontava sempre di suo padre, Antonicu Littera: mi diceva che era unu cunfraru, faceva parte della confraternita del rosario.

Era molto religioso e abitando nel piazzale della chiesa di San Nicola si occupava prevalentemente della gestione della offerte che utilizzava per l’acquisto degli ex voto e per i lavori di manutenzione.

I confratelli partecipavano alle funzioni religiose e mio bisnonno portava sempre la croce durante le processioni. Nonna me lo raccontava con tanto orgoglio.

La confraternita gestiva anche i terreni della chiesa che erano prevalentemente dislocati nel rione da sempre chiamato sa terra de sa Santa, la terra della Santa, per ovvi motivi. I confratelli coltivavano i terreni e riconoscevano alla chiesa una rendita.

Solo da adulta ho messo insieme tutti i tasselli del puzzle, nonostante li avessi sempre avuti sotto mano.

Nella maggior parte dei casi funziona così: diamo le cose per scontate, sono sempre state in un certo modo e non ci chiediamo il perché.

Perché un luogo ha un nome piuttosto che un altro.

Perché una famiglia segue determinate tradizioni.

Solo crescendo ho iniziato a essere incuriosita da tutto ciò che riguarda i ricordi e la memoria e ho iniziato a farmi domande e soprattutto ho iniziato a informarmi riguardo a cose che non avrei potuto trovare sui libri.

La memoria è un mostro: tu dimentichi… essa no. Archivia le cose, ecco tutto. Le conserva per te, o te le nasconde e le richiama, per fartele ricordare, a sua volontà. Credi di avere una memoria. Ma è la memoria che ha te.

John Irving, Preghiera per un amico

Il brano che mi ha accompagnata durante la scrittura è Name Of The Rose di John Beal

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